Nel sovrapponismo di Bruno Rocchi scopriamo la volontà di ricerca: ricerca di una nuova forma espressiva, di nuovi contenuti, di nuovi significati con cui raccontare l'importanza essenziale dei valori dell'uomo nella storia mutevole del proprio cammino.
E' una ricerca nuova e personalissima che troviamo in queste sue recenti opere. Si potrebbe parlare di ambivalenza, dissociazioni e associazioni secondo simboli freudiani della psicanalisi. Oggi purtroppo si vive per lo più secondo il peccato dell'incoerenza e della contraddizione, nonostante l'inconscio desiderio di un equilibrio spirituale al quale sembra difficile arrivare. E' una fondata denuncia questa che Bruno Rocchi ci fa, proponendoci però una migliore riflessione sui problemi irrisolti della nostra vita attuale.
Ce lo fa capire con le sue opere quali "la fine", "l'io macchina", "il giorno dei morti", "presentimento"... Ma non dobbiamo disperare. Rocchi non è un pessimista. E' un uomo che ha fiducia nella vita e negli uomini e ci crede, anche se la sua fede è velata di lieve malinconia. Ce lo dice l'incantesimo di "Daniele ed Emanuela", la poesia di "ricordandoti in un fiore", "la mia donna", "come la gazzella"...
Infine, volendo spiegare, con parole, in cosa consiste, in senso tecnico, questo "sovrapponismo", posso dire che Rocchi usa una combinazione di colori ottenendo un loro effetto di trasparenza, senza sbavature né reminiscenze, è insomma, un lavorare in trasparenza, in fasi successive e con colore in progressione, partendo sempre dai colori che hanno meno intensità cromatiche.
Davide Argnani (da "Il Forlivese" - Forlì)